Il ragazzo al fulmicotone. Guerrino Nicoli, una storia partigiana.
di Silvio Bertotto
Editore: Centro Studi Piemontesi
Anno edizione: 2005
Pagine: 228 p., ill.
NOTA INTRODUTTIVA
Tutte le forze partigiane sono entrate in azione nella notte dal 25 al 26 giugno. Le forze dell’alta valle hanno agito secondo gli ordini prestabiliti, mentre quelle della media valle bloccavano la importantissima stazione di Bussoleno. [..] Le informazioni partigiane del versante nord attaccavano la polveriera di Avigliana, fortemente presidiata, sostenendo un attacco che ha durato oltre sei ore. Le perdite sono lievi [da] ambo le parti. [..] Va rilevato il fatto che, per la prima volta, le forze partigiane attaccavano contemporaneamente il nemico, prendendone noi l’iniziativa.
Con poche e asciutte parole, lunedì 26 giugno 1944, il giorno della grande operazione coordinata fra le unità della Resistenza che operavano nella Valle di Susa e nelle zone limitrofe, fino alle porte del capoluogo piemontese, il comando dei garibaldini fornì il primo resoconto di un impresa messa a punto con entusiasmo, ma in modo sommario, e acui i distaccamenti partigiani avevano contribuito in diversa misura. Prescindendo dallo stile e dal lessico un po’ incerti, la sintesi coglie aspetti che vanno al di là della specifica operazione, evidenziando come le forze che si misuravano ogni giorno coi tedeschin e i loro alleati fossero riuscite a coordinarsi per un obbiettivo comune. In realtà, fin dall’indomani, le polemiche più aspre avrebbero opposto le unità partigiane della bassa Valle di Susa a quelle della vicina Val Sangone, interrompendo un processo d’intesa che sembrava dovesse produrre esiti più che positivi.
Fra le perdite dichiarate «lievi» figura il comandante della 41a brigata Carlo Carli, Eugenio Fassino (Genio), ferito a una gamba e prigioniero del nemico. A terra, privo di vita, non lontano dalla stazione di Avigliana, i militi SS rinvennero un ragazzo diciassettenne, Guerrino Nicoli, nato a Chivasso e residente a Settimo Torinese, operaio delle Ferriere Fiat, fuggito di casa pochi mesi prima per unirsi ai partigiani: una fotografia lo ritrae su una sorta di branda, ricomposto alla bell’e meglio da mani anonime, con una croce e un fiore sul petto.
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